Un gioco.
Immagino una città, la mia città dei sogni.
Parlo una lingua straordinaria, con l'aria un po' snob ed una carnagione chiarissima.
Ho un andamento fiero, deciso, un ritmo serrato di passi, un due, un due...non abbasso lo sguardo per nessun motivo.
Sto imitando le guardie della regina.
L'aria è fredda e talmente secca da essere quasi piacevole.
La brezza, che silenziosa arriva dal Tamigi, mi punzecchia il nasino e sfiora le mie guance.
La sottile capigliatura bionda che si appoggia sulle spalle minute è coperta da un buffo cappello bianco.
Sono a Londra.
Da una capsula del London eye vedo, velata da un sottile strato di nebbia, la patria dei Beatles con un sottofondo memorabile, è John Lennon a canticchiare la sua ormai storica "Imagine".
Vedo i mercatini e le grandi catene di Starbucks e Yo-sushi, i mitici Harrods.
La romantica Notting hill, il caratteristico mercato di Portobello e Brick lane, la pittoresca Covent garden, l'artistica Camdem e la trasgressiva Soho, accompagnano la gotica storia di Londra delle cattedrali, del Big Ben, di Westminster, della famosa Scotland Yard e della Tower of London. I musei e le gallerie d'arte sono innumerevoli e accolgono capolavori di ogni genere. I grandi parchi, le architetture moderne, la Chiesa di Saint Paul e Buckingham Palace, Shakespeare e Scherlock Holmes, la storia, i misteri, sono solo una parte di ciò che vedo da quassù.
Per un attimo la ruota si ferma ed anche il mio sguardo.. Lo vedo.
Mi guarda anche lui, ha puntato la sua terribile arma verso di me ed io ho paura.. forse dovrei scansarmi, ma rimango immobile.
Mi colpisce. Perdo i sensi e cado a terra.
D'un tratto apro gli occhi e mi alzo da terra. Non ho nessuna ferita, ma solo un leggero fastidio al cuore.
Mi guardo intorno per capire dove sono e mi ritrovo davanti quell' "angioletto" che mi ha stordito..
Realizzo di essere a Piccadilly Circus.
Perchè proprio io mi chiedo.
Ancora stordita, sento di non avere più il cappello in testa.. quel buffo cappello che tanto mi piaceva era sparito.
Triste e sconfortata, convinta di averlo perso, mi siedo su uno dei gradini della piazza, con le mani sotto il mento imbronciato.
Sento un delicatissimo "sorry" alle mie spalle.
Mi volto e vedo il mio favoloso cappello parlante.. sono contentissima.
Parlante? Non mi sono ancora ripresa dalla caduta.
Era tenuto da mani affusolate, bianche e screpolate con le unghie curate ed una peluria invisibile.
Lo afferro e mi trovo davanti un vero e proprio gentleman.
Alto, ben vestito e dall'aspetto gradevole.
Assieme al cappello aveva in mano un cappuccino caldo fumante, ovviamente avvolto da un bicchiere di cartone starbucks, che mi porge con uno straordinario savoir-faire a cui non posso dire di no.
Sembra che il pizzicore al cuore sia magicamente sparito.
La partita è finita e ho vinto anche questa volta, ma la voglia di sognare ed immaginare una vita diversa da questa rimarrà sempre il mio gioco preferito.