martedì 22 giugno 2010

Il MaXXi "architettura up to date"




L'architetto iracheno Zaha Hadid torna a stupirci e questa volta lo fa proprio a casa nostra.
Roma come luogo-simbolo di storia, di arte, di religione, di cultura.
Roma come capitale dalle forme barocche è una felice ospite del Maxxi o risulta vittima di questa macchinosa Architettura "fluida"?
Mi si parla spesso di contestualizzazione di un'opera, di "collocatio", di STUDIO delle preesistenze, di valorizzazione di ciò che esiste, del non annullamento totale di un luogo ma di preservarne l'Identità . . . detto questo ora mi chiedo se tutto ciò che studio e continuerò a studiare all'università e sui testi mi sia servito a qualcosa. Non fraintendetemi: io stimo Zaha Hadid, che con tanto talento grazie ai suoi studi e alle sue capacità è emersa da un contesto non proprio propizio per una donna.
Opere importanti come la "Caserma dei pompieri" o il "Museo di Cincinnati" in Ohio innalzano l'architetto iracheno ad "archistar" di fama internazionale. Certo è che le sue scelte formali non passano inosservate, il suo linguaggio up to date, l'uso di materiali poco tradizionali, di forte impatto come il cemento a vista rendono lo spazio della Hadid crudo, netto, percebibile, lasciando un apparente libero arbitrio nello spazio che invece ti conduce proprio dove lui vuole. Si parla di architettura fluida, dinamica e veloce ma in realtà sono aggettivi del tutto contraddittori. Come possiamo definire l'architettura del cemento e dell'acciaio come fluida o dinamica o veloce! Forse potremmo definirla come Architettura dell'impatto, una architettura quasi monolitica, spigolosa, decontestualizzata, una gigantesca folie da guardare e "ammirare".
La ricercatezza dei colori ( o forse sarebbe meglio dire dei non-colori) bianco nero grigio, l'alto prezzo dei materiali, la continuità perimetrale ottenuta dal cemento a vista e interrotta da ampie vetrature e da esili pilastrini tondi in acciaio fanno del Maxxi un Architettura assolutamente alla moda.. ma non una buona architettura.
Lo Criti Chiara

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